Benvenuto nel mio nuovo blog! Un quaderno digitale dove scrivo appunti su tutto quello che mi piace.

Amo l’arte, la musica e la tecnologia. Adoro i piccoli aneddoti storici, apparentemente insignificanti.

Questo nuovo blog – come l’altro del resto – serve più a me che a chi lo legge. Le vostre opinioni sono molto importanti, ma non sono indispensabili. Credo tantissimo nel potere della tecnologia che abbiamo a nostra disposizione e cercherò di farne un uso costruttivo, ma con un approccio sempre ludico e delirante. A volte posso risultare volgare. Se siete sensibili cambiate blog


I CONTENUTI DI QUESTO SITO SONO STATI RECUPERATI DA DIVERSE PIATTAFORME DOVE SONO STATI OSPITATI NEL CORSO DEGLI ANNI. MOLTI COMMENTI, POST E CHAT SONO ANDATI PERDUTI, A CAUSA DI SCRIPT ORMAI IN DISUSO. TUTTO IL RESTO È ESATTAMENTE COM’ERA ALL’EPOCA DELLA SUA PUBBLICAZIONE.

leggerò i commenti con lo stesso entusiasmo della foto.

Provo un certo disgusto per i social network, in particolare Facebook. Sembra programmato per generare odio inutile, ignoranza, complotti e altra merda. Mi arrabbio inutilmente, finisco con il discutere con persone che non hanno peso nella mia vita.
Chiudo tutto! Sono stata stupida ad usare lo script per commentare tramite FB, penso che i commenti andranno tutti perduti.

Dancing Lady 1933

Negli anni’30 i robot erano “esseri” così affascinati che spesso venivano inseriti in film che non avevano nulla a spartire con la fantascienza. Un esempio perfetto è Dancing Lady una deliziosa commedia musicale del 1933 noto per aver segnato il debutto di Fred Astaire. La protagonista, attrice e balleria interpretata dalla meravigliosa Joan Crawford, è l’oggetto del desiderio di un giovane e ricco uomo, interpretato da Clark Gable che giungerà perfino ad acquistare la compagnia teatrale dove lavora la donna, senza comunque scavalcare lo squattrinato di cui ella è innamorata.  Il film non è strepitoso.

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Se il mondo ti confonde, non lo capisci più
Se nulla ti soddisfa, ti annoi sempre più
Scienziati ed ingegneri hanno inventato già
Una generazione di bambole robotC’è questo tipo strano, vedrai ti piacerà
Lui suona la chitarra in una rock’n’roll band
È come un Arlecchino, ma non si rompe mai
Attacchi la corrente, si accende e partiràRock’n’roll robot
Rock’n’roll robot
Io ti amo, io ti cerco
Io ti voglio, rock’n’roll robot
Io ti voglio, io ti cerco
Io ti amo, rock’n’roll robot
Rock’n’roll robotHa dentro anche un computer e quante cose sa
Un terminale video che t’informerà
Lui lavora duro, tu libera sarai
Di plastica, di plastica e di acciaio che non si ferma maiC’è questo tipo strano, vedrai ti piacerà
Lui suona la chitarra in una rock’n’roll band
Ha un cuore…

General Electric dimostrazione braccia meccaniche
Golden Jubilee, Grand Central Palace di New York 1948

Adoro i robot che dimostrano le loro abilità tecniche confrontandosi con la delicatezza femminile. Di queste esibizioni ne ho una piccola adorabile collezione: Unimate, GE yes man e Mombot.

Se ve ne vengono in mente altre… sapete cosa fare!

occhi senza volto

Vi presento la mia preziosissima serie di sfigurati: cinque film diversi tra loro che hanno per protagonista una persona orribilmente sfigurata. Sono morbosamente affascinata da questa nicchia narrativa. Questi film sono ricchi di tematiche profonde, che vanno dalla contrapposizione tra l’essere e l’apparire, alla pressione sociale, l’accettazione, l’odio, la vendetta. Quale occasione migliore di halloween per parlarne? SPOILER ALERT

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copertina della prima edizione di Beyond Rejection di Justin Leiber

 

Non ho mai nascosto il fatto che sono una robot-feticista – il mio tumblr e questo blog parlano chiaro – ma c’è una cosa che non vi ho detto: negli anni ho collezionato morbosamente immagini a sfondo fantascientifico, dove le protagoniste sono incapsulate in dei tubi. Ovviamente quale sia lo scopo del loro incapsulamento poco importa, l’importante è che il risultato estetico sia quello di un bondage fanta-tecnologico. Da sempre la mia preferita è quella della copertina della prima edizione di Beyond Rejection di Justin Leiber. Continue reading

“Quando sua moglie muore, il dottor Julian Blair, sconvolto dal dolore, crede di poter comunicare con la sua “anima” servendosi di una sofisticatissima macchina con la quale aveva registrato gli impulsi del suo cervello. Ma il frenetico sviluppo delle ricerche e l’insoddisfazione per i risultati conducono inesorabilmente il geniale scienziato verso la follia. Prima abbandona gli amici, poi si macchia, involontariamente, della morte di un suo assistente, ed infine mette a repentaglio la vita della sua stessa figlia. Il film non ha avuto molti consensi da parte della critica, ma la pellicola è interessante, non solo per la presenza di Boris Karloff – scienziato pazzo ma dolente – e per la regia di un giovane Dmytryk, ma anche in quanto ulteriore testimonianza della labile linea di confine tra horror e fantascienza negli anni ’40: The Devil Commands mette in scena un laboratorio avveniristico che è un vero gioiello di fantasia.Titoli alternativi: The Devil Said No, When the Devil Commands.”

Recensione da FANTAFILM

Conservo queste immagini da moltissimo tempo. Dovrebbero appartenere ad un film di cui non conosco nazionalità, anno di produzione, il cast o qualsivoglia dettaglio utile a ritrovarlo. Di recente ho trovato su tumblr questa gif con il robot e l’astronauta che barcollano ubriachi. Quanta epicità cela questa misteriosa pellicola? Nel post della gif c’era scritto “A Trip to the Moon”, ma quando lo cerco non mi da nulla. Anche la ricerca su google immagini non aiuta. Se avete informazioni vi prego scrivetemi!
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Robot Cyclist will Ride the Streets.

Un ciclista robot di nome Dynamo Joe, in grado di spingersi, senza aiuto, per le strade è stato costruito dagli studenti del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Bristol, come attrazione principale della Rag Week dell’Università, che inizia mercoledì 28 febbraio 1951.

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andy

Andy Warhol suscita in me emozioni estremamente contrastanti. Lui è il male assoluto e l’agnello di dio contemporaneamente. Passo da un contorto e profondo odio nei suoi confronti al più dolce stato di venerazione assoluta. Sul perché mi dilungo solo dopo il terzo Manhattan.

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